Tab Article
Fra '800 e '900 il giurista italiano si confronta con uno dei più evidenti fenomeni connessi alla seconda industrializzazione: l'innovazione scientifico-tecnologica che, da evento eccezionale e spesso fortuito, diviene esito di una studiata strategia produttiva, in cui il 'processo inventivo' assume il valore di fattore trainante dello sviluppo economico. Gettando uno sguardo alle prime discipline normative di invenzioni e scoperte (risalenti al XV secolo) e alle soluzioni giuridiche approntate nel corso dei secoli sino all'età contemporanea, l'attenzione del volume si concentra sul periodo che va dalla metà dell'800 all'esperienza fascista, evidenziando il raccordo fra economia e diritto, esigenze della realtà socio-economica e risposte giuridiche, dal liberismo di matrice piemontese all'autarchia del Ventennio. Ne esce un quadro variegato, in cui dottrina e giurisprudenza, leggi nazionali e convenzioni internazionali, dibattiti e progetti mai realizzati (si veda l'intensa ma fugace esperienza della 'proprietà scientifica'), concorrono a tratteggiare i mobili contorni di ambito disciplinare in cui, oggi come allora, si celebra il conflitto fra diritti esclusivi dell'individuo e interessi della collettività, fra la staticità (apparente) del paradigma proprietario e le dinamiche del mercato e della concorrenza.